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LA SALA DEL CEMBALO (Italy) May 2014

 

 

Della musica composta da Marco Marazzoli abbiamo pochissime registrazioni. Diverse viceversa, sono state le messe in scena di alcune delle sue opere più celebrate, fra le quali l’Intermezzo La Fiera di Farfa e La Vita Humana, entrambe grazie a Le Poéme Harmonique di Vincent Dumestre. Recentemente questa grave mancanza, un vero e proprio vuoto per la conoscenza e l’approfondimento sul primo Seicento romano, viene in parte ad essere superata dalla pubblicazione di un cd dedicato alle Cantate scritte da Marco Marazzoli lungo tutto il corso della sua vita e carriera presso i Barberini.

Apre il programma la cantata “Salutate il nuovo Aprile che sotto l’apparenza di inneggiare all’arrivo della Primavera e del giorno della Resurrezione, in realtà celebra la salita al Soglio pontificio di Alessandro VII Chigi avvenuta il 7 Aprile 1655.

Con il nuovo papa si riaprivano infatti le speranze di un mecenatismo musicale e quindi il nuovo papa, del quale si menziona anche il nome proprio “Fabio”, viene salutato come un “nuovo aprile” o anche come un “nuovo albore” in una cantata che consta di due arie, separate da un recitativo. E’ probabile che appartenga invece agli anni dell’attività musicale del primo periodo di patronato barberiniano il “Dialogo fra Rosina e Dorindo” di chiara impronta teatrale, nel quale un iniziale stile recitativo progressivamente si trasforma, prima in cavata e successivamente in aria a due. All’epoca di Urbano VIII è da attribuirsi anche “Mi fate pur ridere” e i due brani strumentali tratti dal “Chi soffre speri” opera in stile rappresentativo scritta in collaborazione con Virgilio Mazzocchi. Tipica di un certo gusto per canzonette di gusto spagnolo dal soggetto amoroso, nella forma di una strofetta, la “Occhi belli, occhi neri” che ricorda composizioni analoghe di Luigi Rossi.

Al periodo di Innocenzo X, lontano dalla produzione teatrale, sembrano poter appartenere le malinconiche “ Speranze e che farete?” e “Piangete amanti e con voi pianga Amore”: in entrambe il soggetto è legato al dolore di amare, nella seconda all’amore che può portare la morte. Forse qui il bellissimo testo è del poeta Sebastiano Baldini, già membro dell’Accademia degli Umoristi, che dagli anni ’50, collaborerà con Marazzoli.

Legata alla pratica strumentale del consort di viole da gamba che tanto impegnava i musicisti dell’entourage dei Barberini è la bellissima “Sopra la rosa”, a voce sola con le viole. Alla rosa che perde troppo presto il suo smagliante fulgore è sicuramente paragonata la bellezza femminile, e forse lo splendido testo fu composto per ricordare la fine prematura di una bella donna. Si tratta di una composizione di quattro strofe, molto ampia e complessa, e molto virtuosa sia per le voci che per le viole, ricca di contrasti con grande uso del canto passaggiato. La stessa pratica con le viole è testimoniata dai brani strumentali tratti dalla raccolta di Cherubino Waesich, le cui interessanti Canzoni avevamo già ascoltato nel cd precedentemente dedicato dall’Ensemble Mare Nostrum alla musica per Consort di viole dei musicisti legati ai Barberini.

Un’arietta a due “E sarà che la mia fede”, anch’essa di gusto iberico, più vivace anche nel testo, oltre che nella strumentazione, conclude un programma molto intrigante e in alcuni brani, di grande bellezza.

L’Ensemble “Mare Nostrum” diretto con grande perizia e conoscenza del repertorio romano del Seicento da Andrea De Carlo, anche alla viola da gamba basso, è composto da quattro ottimi violisti che suonano tutte le tessiture dello straordinario strumento: soprano, basso, tenore, con l’aggiunta di lirone, arciliuto, arpa doppia, clavicembalo ed organo. Un gruppo che dà pieno valore a questa musica raffinata ed elegante, fatta per la camera, più che per il teatro. La voce bellissima dal timbro luminoso, del soprano argentino Soledad De La Rosa, che già avevamo conosciuto nelle incisioni di Alarcon, è straordinariamente “giusta” per questo repertorio e la cantante mostra di aver studiato con grande attenzione e fatti propri non solo lo stile e la tecnica italiana del Recitar cantando, ma anche le giuste accentazioni e dà prova di un italiano perfetto nei suoi valori fonetici e timbrici. In due brani, i bei duetti del “Dialogo fra Rosinda ed Olindo” e dell’arietta a due “E sarà che la mia fede” alla voce della De La Rosa si aggiunge il soprano Nora Tabbush anch’ella eccellente soprano. Un cd quindi che fa enormemente apprezzare quel grande compositore, purtroppo per troppo tempo misconosciuto che è stato Marco Marazzoli, e fa sperare in una ripresa delle sue opere maggiori.

 

Isabella Chiappara

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