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Il luogo comune, si sa, pretende dal genio le grandi opere. Accanto alla genialità che erige cattedrali ne esiste però una più discreta, più intima, che ama intrattenersi con le piccole cose. Se mai è esistito un uomo in cui entrambi i talenti hanno trovato un equilibrio perfetto, questi è Johann Sebastian Bach, tanto maestoso nelle Passioni, nei Mottetti e nelle Cantate quanto lieve e delicato nelle miniature dei büchlein. Quelle contenute nel Piccolo Libro d’Organo, ad esempio, sono dei minuscoli aleph sonori, capaci di riflettere in sedicesimo l’intera maestria del Kantor. Lo racconta bene questa incisione dell’Ensemble Mare Nostrum, dove l’organo, un piccolo portativo, divide la scena con viole da gamba e un arciliuto che danno maggiore evidenza ad un contrappunto capace di esplorare fin negli angoli più remoti gli spazi che la griglia armonica gli mette a disposizione, mentre si avviluppa intorno al cantus prius factus del corale e crea rispetto alla sua linea tensioni dialettiche inesauribili. Peccato che nelle tracce in cui agli strumenti si sovrappone la voce stilisticamente impeccabile di Céline Scheen o quella più acerba ma non meno centrata del giovanissimo Simon Bomon la filigrana si opacizzi per una presa del suono che pone il canto in posizione un po’ troppo avanzata nel palcoscenico sonoro.
 

Giovanni Cappiello

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